LA BOTTEGA DEL ROSSO-CHILOOM IN MISURE VARIE-PRODOTTO IN VENDITA DIRETTA IN NEGOZIO

COD: CHILOOM Categoria:

Descrizione

IL MIO ESORDIO…

Fu durante il periodo dell’occupazione del Vignò (cascinale del varesotto) che arrivò l’illuminazione! Avevamo sempre usato la “carta” o i ciloom che trovavamo (pochi, orrendi e di ogni materiale possibile!) quando un amico ce ne donò uno dei suoi. Dopo alcuni mesi, arrivò il brutto giorno. Una nostra cara amica ruppe inavvertitamente il ciloom. La sua sostituzione, (non dell’amica!), fu la nostra primaria preoccupazione, ma nonostante gli “sbattimenti”, non si riusciva a trovare un degno sostituto. Il primo che trovammo fu un ciloom di polvere di marmo pressato, con un tiraggio strettissimo e con l’ interno a forma di Y che risultava infumabile. Anche il suo successore fù acquistato al solito “bazar” di Varese: di legno, col solito interno a Y ed il braciere di metallo. Una vera schifezza! Stavamo già rinconvertendoci alla “carta”, quando l’amico Carmelo (quello che ci aveva regalato il primo cilotto) ci disse saggiamente: “Perchè non ve li fate voi? Io, un pò, lo so come si fà!” Dopo pochi giorni i primi lottini videro la luce. Funzionavano! E anche bene. Avevo scoperto una mia naturale vocazione. Così cominciai a farne anche per voi, e con sempre più consensi ed apprezzamenti. C’era però il problema dello smercio; non era facile trovare un posto che vi raggiungesse tutti. A Varese non c’erano probabilmente molti discepoli del ciloom.
Fù il magico Pierino ad invitarmi per primo a Milano ospitandomi e facendomi conoscere molti parchi e piazze ( il mitico Sempione, il Lambro, Trenno, le Vasche, il vivaio di Quarto Oggiaro, il Solari , in Carbonari , al “Monumentale”, ecc.) ove andavamo molte sere a vendere insieme sulle panchine a lume di candela, colllaudando allegramente! A mè che venivo dalla campagna, pareva di essere arrivato nel paese dei balocchi. Giunsi infine, un bel sabato mattina, alla fiera di SINIGALLIA, in via Calatafimi, e rimasi basito nel vedere questo incredibile vecchio mercatino delle pulci ove si poteva trovare veramente di tutto: cose militari, anticaglie, biciclette, libri, ricambi per auto, quadri… C’ era poi una via adiacente, piena zeppa di anziani e pensionati che su piccole bancarelle improvvisate offrivano vecchi abiti usati e oggetti di cui loro stessi a volte ignoravano l’ uso. Priprio lì vicino, una moltitudine di persone in piedi, apparentemente di passaggio, ricettava tranquillamente autoradio, bici e ogni altra cosa si volesse.
Su un fianco delle tradizionali bancarelle, scorsi una fila di “tappetini” e di tavolini, zeppi ogniuno di prodotti artigianali o esotici: Borse di pelle, bigiotteria autoprodotta, anelli d’ argento orientali,amache messicane, dischi usati… e perfino qualche ciloom! Un vero e proprio mercatino alternativo, ove mi trovai subito perfettamente a mio agio.Avevo finalmente trovato quello che cercavo: un posto fisso in cui farmi ritrovare da chi fosse stato contento dei miei manufatti. Ai primi mugugni degli altri abusivi, che vedevano in me la causa della repressione da parte. Dei vigili ( la vendita senza licenza era vietata), mi spostai con l’attività dietro ai furgoni degli ambulanti “ufficiali”, in un posto semi-accessibile e nascosto a tutti.
Fù un trionfo! La fiducia che avevo riposto nei miei clienti fù ricambiata. Un rapido passaparola e la serietà con cui lavoravo riempirono questo “mercato nel mercato” C’ era però un grosso problema: ogni tanto, come sparvieri sugli agnelli, arrivavano i falchi dell’ annonaria che multavano e sequestravano le mercanzie di noi “abusivi”.
Probabilmente a causa dei ciloom diventai la preda preferita di queste squadre.
Davano la colpa al fatto che non possedevo licenza o permesso e gli bastava vedermi da lontano per dare il via alla “caccia al Rosso”. Iniziai allora a studiare per il rilascio della licenza per il commercio ambulante, categoria “Articoli per Fumatori”. Ce la feci al primo colpo!! Mi iscrissi subito nella lista degli “aspiranti o spuntisti” della FIERA DI SINIGALLIA dalla quale fui quasi subito sospeso dal Comune di Milano. Ci vollero mesi e mesi per far valere le mie ragioni. Vinsi il ricorso al T.A.R. , che impegnò il comune a riammettermi nell’ organico della nostra bella fiera, ove potete tuttora trovarmi!

Oltre ad essenziale per ogni artigiano o artista, il laboratorio è la base per realizzare le proprie idee e creazioni.

Fu durante il periodo dell’occupazione del Vignò (cascinale del varesotto) che arrivò l’illuminazione! Avevamo sempre usato la “carta” o i ciloom che trovavamo (pochi, orrendi e di ogni materiale possibile!) quando un amico ce ne donò uno dei suoi. Dopo alcuni mesi, arrivò il brutto giorno. Una nostra cara amica ruppe inavvertitamente il ciloom. La sua sostituzione, (non dell’amica!), fu la nostra primaria preoccupazione, ma nonostante gli “sbattimenti”, non si riusciva a trovare un degno sostituto. Il primo che trovammo fu un ciloom di polvere di marmo pressato, con un tiraggio strettissimo e con l’ interno a forma di Y che risultava infumabile. Anche il suo successore fu acquistato al solito “bazar” di Varese: di legno, col solito interno a Y ed il braciere di metallo. Una vera schifezza! Stavamo già riconvertendo ci alla “carta”, quando l’amico Carmelo (quello che ci aveva regalato il primo cilotto) ci disse saggiamente: “Perchè non ve li fate voi? Io, un po, lo so come si fa!” Dopo pochi giorni i primi lottini videro la luce. Funzionavano! E anche bene. Avevo scoperto una mia naturale vocazione. Così cominciai a farne anche per voi, e con sempre più consensi ed apprezzamenti. C’era però il problema dello smercio; non era facile trovare un posto che vi raggiungesse tutti. A Varese non c’erano probabilmente molti discepoli del ciloom.
Fu il magico Pierino ad invitarmi per primo a Milano ospitandomi e facendomi conoscere molti parchi e piazze ( il mitico Sempione, il Lambro, Trenno, le Vasche, il vivaio di Quarto Oggiaro, il Solari , in Carbonari , al “Monumentale”, ecc.) ove andavamo molte sere a vendere insieme sulle panchine a lume di candela, collaudando allegramente! A me che venivo dalla campagna, pareva di essere arrivato nel paese dei balocchi. Giunsi infine, un bel sabato mattina, alla fiera di SINIGALLIA, in via Calatafimi, e rimasi basito nel vedere questo incredibile vecchio mercatino delle pulci ove si poteva trovare veramente di tutto: cose militari, anticaglie, biciclette, libri, ricambi per auto, quadri… C’ era poi una via adiacente, piena zeppa di anziani e pensionati che su piccole bancarelle improvvisate offrivano vecchi abiti usati e oggetti di cui loro stessi a volte ignoravano l’ uso. Proprio lì vicino, una moltitudine di persone in piedi, apparentemente di passaggio, ricettava tranquillamente autoradio, bici e ogni altra cosa si volesse.
Su un fianco delle tradizionali bancarelle, scorsi una fila di “tappetini” e di tavolini, zeppi ognuno di prodotti artigianali o esotici: Borse di pelle, bigiotteria auto prodotta, anelli d’ argento orientali,amache messicane, dischi usati… e perfino qualche ciloom! Un vero e proprio mercatino alternativo, ove mi trovai subito perfettamente a mio agio.Avevo finalmente trovato quello che cercavo: un posto fisso in cui farmi ritrovare da chi fosse stato contento dei miei manufatti. Ai primi mugugni degli altri abusivi, che vedevano in me la causa della repressione da parte. Dei vigili ( la vendita senza licenza era vietata), mi spostai con l’attività dietro ai furgoni degli ambulanti “ufficiali”, in un posto semi-accessibile e nascosto a tutti.
Fu un trionfo! La fiducia che avevo riposto nei miei clienti fu ricambiata. Un rapido passaparola e la serietà con cui lavoravo riempirono questo “mercato nel mercato” C’ era però un grosso problema: ogni tanto, come sparvieri sugli agnelli, arrivavano i falchi dell’ annonaria che multavano e sequestravano le mercanzie di noi “abusivi”.
Probabilmente a causa dei ciloom diventai la preda preferita di queste squadre.
Davano la colpa al fatto che non possedevo licenza o permesso e gli bastava vedermi da lontano per dare il via alla “caccia al Rosso”. Iniziai allora a studiare per il rilascio della licenza per il commercio ambulante, categoria “Articoli per Fumatori”. Ce la feci al primo colpo!! Mi iscrissi subito nella lista degli “aspiranti o spuntisti” della FIERA DI SINIGALLIA dalla quale fui quasi subito sospeso dal Comune di Milano. Ci vollero mesi e mesi per far valere le mie ragioni. Vinsi il ricorso al T.A.R. , che impegnò il comune a riammettermi nel organico della nostra bella fiera, ove potete tuttora trovarmi!
 
IL LABORATORIO
Per i cilum, come per tutti i prodotti di ceramica è indispensabile disporre di uno spazio dove le terre, che all´inizio della lavorazione sono morbide come lo stucco o il ´pongo´, possano essiccare correttamente.
Al Vignò, dove nacquero i miei ciloom, non avevamo certo problemi di spazio. Nella grande cascina, che avevamo occupato, vi erano decine di stanze disabitate e l´intera costruzione era circondata solo da boschi e prati dove era facile trovare un angolino tranquillo per rifinire o decorare i miei primi lavori.Il forno per cuocerli, costruito insieme a Frank nel vecchio macello della masseria, era fatto di refrattari,e funzionava a legna.Andava benissimo, ma non era molto capiente! In fondo mi bastava solo un tavolo e qualche mensola per fabbricare i primi tubi. Purtroppo il lavoro di boscaiolo, che facevo per vivere, non mi lasciva tutte le forze ed il tempo di cui avevo bisogno.Così quando la richiesta di ciloom aumentò a dismisura mi ci dedicai volentieri a tempo pieno.
Oltretutto mi sembrava più una ´missione´ che una professione. Era troppo bello poter dare ai fumatori di chillum uno strumento serio; leggere la gioia nei loro occhi mi caricava più di ogni stipendio.Il tavolo da lavoro sotto la scala mi bastò per anni, finche non incontrai Susanna, mia futura prima moglie: abilissima nelle incisioni e attenta collaboratrice, divenne subito indispensabile per l´attività della bottega, per cui lo spazio si restringeva sempre di più.Un brutto giorno però, i proprietari del casolare,ricchi eredi di un ricco ´signore´, si ricordarono della loro cascina e la vendettero ad un pseudo agriturista che senza mezzi termini ci fece abbandonare il ´sogno´ e ci cacciò.La fortuna però ci mise lo zampino.Un mecenate varesino ci rese disponibile una casetta isolata e abbandonata sul fondo di una valle vicino a Ligurno; Il Molinello. Molto più piccolo del Vignò non bastava per tutti i compagni di ´Comune´, ma per la mia famiglia, che era appena aumentata con l´arrivo di Sara, per l´attività di ceramista, per la mia voglia di natura e di autosufficienza, era proprio ideale.
 
Il laboratorio al Molinello lo inventai trasformando la vecchia stalla visto che con la nascita del secondo figlio, Carlo, la stanzetta che usavo come laboratorio divenne la camera dei bimbi. Così dopo aver ristrutturato i muri,costruito finestre, porte e mensole, aver messo le piastrelle e fatto gli impianti elettrici, mi trasferì nella stalletta. Il mio primo vero laboratorio.Separato dal resto della casa, comodo, attrezzato, caldo d´inverno e fresco d´estate e soprattutto sempre tranquillo. Questa sistemazione ha senz’altro contribuito al perfezionamento della mia attività.La serenità della valle, interrotta solo dalle festose trasferte settimanali alla fiera di Senigallia, mi permetteva di raggiungere la concentrazione necessaria per fare ciloom sempre più dritti, più strani, più lunghi, più lucidi, più collaudati, più robusti e sempre migliori.
Purtroppo, con la morte del proprietario, dovemmo abbandonare anche questa casa perchè gli eredi, trovando la proprietà abitabile e completamente ristrutturata, videro in essa soltanto un valore economico e decisero di vendere.
Ancora la Fortuna ci venne in aiuto. Grazie ai ´miei´ riuscii a trovare una grande casa, vecchia e malandata in un paese vicino. Ci vollero parecchi anni per rendere abitabile quel grande tugurio. Dovetti imparare a fare il muratore, l´elettricista, il falegname e altro ancora.Alla fine, però, il lavoro mi ripagò con una buona sistemazione per la mia famiglia e con la nascita del luminoso e quieto laboratorio dove tuttora nascono i prodotti della ´Bottega del Rosso´.Grande, arieggiato, comodo, con vista sui monti e soprattutto tranquillo è il posto dove un´attività artigianale/artistica come la mia, non potrà che migliorare!Tutto questo è stato possibile anche grazie al sostegno e all’aiuto della meravigliosa Angela, madre della mia terza figlia Primula, amata compagna da oltre un decennio (dopo la fuga della mia prima signora).Il suo valido aiuto in casa, in famiglia e sul lavoro mi ha consentito di dedicarmi con più attenzione al restauro della casa, del laboratorio e al mestiere di ceramista.